Le condizioni ambientali dell’altopiano del Tibet prima dell’occupazione cinese
L’altopiano del Tibet ha un’estensione di oltre due milioni di chilometri quadrati e un’altezza media sul livello del mare di circa 4000 metri. Le sue altissime montagne e i suoi ghiacciai hanno una tale influenza sul clima mondiale che molti scienziati lo chiamano “il Terzo Polo”
Prima dell’invasione del Tibet operata dall’esercito cinese, il territorio era incontaminato ed ecologicamente equilibrato perché la conservazione dell’ambiente era parte essenziale della cultura tibetana.
In tutta la storia del Tibet gli abitanti hanno sempre rispettato l’ambiente, perché il Buddhismo, la religione tibetana da oltre mille anni, insegna a vivere in armonia con sé stessi e con gli altri senza sfruttare brutalmente la natura che è un patrimonio di tutti.
Dall’altopiano del Tibet nascono molti dei più grandi fiumi dell’Asia, tra cui il Brahmaputra, l’Indo, il Mekong, lo Yangtse e il Fiume Giallo, ma la riduzione dei ghiacciai causata dal cambiamento climatico ne sta riducendo la portata, con gravi conseguenze sulla produzione agricola di tutto il Sud Est asiatico.
L’altopiano del Tibet si trova a una latitudine simile a quella dell’Africa Settentrionale e la combinazione fra l’elevato irraggiamento solare ricco di ultravioletti e l’alta quota ha dato vita a una flora particolare, con fiori e piante medicinali che non crescono altrove e che sono avidamente ricercate dagli innumerevoli negozi di medicina tradizionale di cui è ricca la Cina.
In seguito all’invasione cinese, i danni ambientali in Tibet sono stati gravissimi, perché gli occupanti non si curano minimamente della protezione del territorio, che vedono solo come una risorsa da sfruttare per alimentare il boom economico cinese e anche come un vasto spazio a costo zero in cui scaricare i rifiuti industriali senza che nessuno possa opporsi.
Flora
Nella regione Sud-orientale dell’altopiano del Tibet crescevano estese foreste con una grande varietà di piante ad alto fusto: conifere tropicali e subtropicali, abeti rossi sempreverdi, pini, larici, cipressi, betulle e querce, ma le deforestazioni in Tibet sono state vastissime e indiscriminate perché la travolgente crescita economica della Cina ha un assoluto bisogno di materie prime.
Erano boschi antichi e pochissimo sfruttati, con grandi piante secolari che trattenevano l’acqua regolandone il flusso e il loro abbattimento sta provocando gravi distruzioni ambientali in Tibet e nelle zone a valle che subiscono disastrose inondazioni.
Fauna
I principi di compassione e non violenza della religione tibetana hanno sempre protetto gli animali selvatici che abitavano le montagne e le foreste. In alcune zone dell’altopiano tibetano il Governo stipendiava dei ranger per proteggere i nidi e tutti gli uccelli migratori che facevano sosta in certi laghi.
Prima dell’invasione del Tibet, la caccia era proibita in quasi tutta la regione e moltissimi animali selvatici rari e in via di estinzione vivevano indisturbati, mentre ora sono tutti oggetto di una caccia indiscriminata: il leopardo delle nevi, la lince, l’orso nero himalayano, lo yak selvatico, il cervo muschiato, la gazzella tibetana, l’antilope tibetana, la lepre dell’Himalaya, il panda gigante, il panda rosso, e anche uccelli come i cigni selvatici, il martin pescatore, oche, anatre, rapaci, l’uccello pigliamosche della giungla, tordi, pappagalli e vari tipi di uccelli canori.
Minerali
Il Tetto del Mondo aveva ingenti risorse minerarie che prima dell’invasione del Tibet non erano mai state sfruttate: oro, litio, rame, ferro, borace e soprattutto uranio, il 40% delle riserve mondiali conosciute. Inoltre la regione orientale dell’Amdo ha ricchi giacimenti petroliferi.
I danni ambientali in Tibet sono stati enormi anche questo campo, con lo sfruttamento intensivo delle miniere e degli operai che vi lavorano senza nessuna precauzione per la loro sicurezza, in nome di una esasperata produttività per far correre l’economia cinese. Alcuni dei numerosi incidenti a volte riescono a superare la barriera della censura politica e ad essere conosciuti all’estero, mentre i detriti delle escavazioni sono abbandonati o gettati nei fiumi.
Nel 1992, durante una conferenza stampa in India, il Dalai Lama ha reso pubblico il fatto in Tibet vengono scaricate scorie nucleari. Il Governo Cinese negò, ma in seguito dovette ammettere il fatto, pur minimizzandone la portata.