Il principale progetto collettivo di Yeshe Norbu è di contribuire all’acquisto del cibo dei monaci di Sera-je: grazie a voi negli ultimi 10 anni abbiamo raccolto e spedito all’amministrazione del fondo circa 360.000 dollari, l’equivalente di 3 MILIONI e MEZZO DI PASTI!
Il Monastero di Sera-Je venne fondato seicento anni fa a circa 4000 metri di altitudine nella regione di U-Tsang, vasta zona al centro del Tibet, e nel corso dei secoli divenne una delle principali università monastiche tibetane: vi studiavano oltre settemila monaci, e non solo monaci tibetani, ma anche mongoli, cinesi e giapponesi.
Nel ventunesimo secolo il monachesimo può sembrare anacronistico: noi siamo molto orgogliosi della nostra scienza e tecnologia, utilissima ma spesso inquinante e a volte distruttiva.
In Tibet vi era un’antica civiltà non tecnologica ma estremamente progredita nella conoscenza dell’uomo: infatti il Buddhismo è più una scienza della mente e una filosofia di vita che una religione.
I monasteri erano le sue fabbriche da cui, invece di fiumi di oggetti, uscivano persone profondamente equilibrate, dotate di apertura e di serenità mentale che poi trasmettevano agli altri con le parole e con l’esempio.
Nel mondo sta crescendo la spirale di odio, violenza e ritorsione, insieme alla terribile convinzione che non ci siano altre alternative.
Il Tibet ha donato al mondo la prova che esiste una via diversa, dimostrando che un popolo perseguitato può lottare per la propria libertà attraverso verità, fermezza e non violenza.
Il Dalai Lama dice spesso: riconoscete nel vostro nemico l’essere umano che è in lui.
Tra grandi e piccoli, in Tibet vi erano circa settemila monasteri, e quasi tutti sono stati distrutti dopo l’invasione cinese del 1959.
Moltissimi monaci tibetani furono uccisi, altri morirono nei campi di prigionia, altri ancora vennero condannati a lunghi anni di lavori forzati per “attività antipatriottica”.
Altri monaci tibetani si rifugiarono in India dopo aver attraversato a piedi l’Himalaya, un viaggio di 2 mesi.
In seguito il governo indiano mise a disposizione dei tibetani un terreno agricolo nel sud dell’India e i monaci profughi cominciarono a ricostruire il loro monastero sopportando incredibili sacrifici e difficoltà: clima caldo e umido così diverso da quello del Tibet, lavoro massacrante, malattie tropicali, cibo scarso e malsano.
Attualmente la mensa comune fornisce ogni giorno a tutti i monaci che ne hanno bisogno del cibo elementare ma equilibrato dal punto di vista nutrizionale e in quantità sufficiente
Nel 1991 Lama Zopa Rinpoche, il Direttore Spirituale della FPMT, decise di offrire al Monastero qualcosa che desse il massimo beneficio pratico e dopo una consultazione con i responsabili fu deciso di costituire un fondo per una mensa collettiva.
In breve tempo Lama Zopa raccolse una grossa somma con i cui interessi comprare il cibo.
A quel tempo al Monastero di Sera-Je c’erano 1300 monaci e fu possibile dare ogni giorno a ciascuno un piatto sostanzioso di lenticchie accompagnato da riso o da una grossa pagnotta, delle verdure e una banana.I monaci tibetani continuano tuttora a fuggire dal Tibet e ora sono circa 3000.
Il monastero non rifiuta nessun nuovo arrivato e i soldi si stanno esaurendo rapidamente, anche perché ora vengono dati tre pasti giornalieri ai 2600 monaci che non hanno altre risorse.
- Colazione: una grande pagnotta tonda con il tè
- Pranzo: lenticchie bollite (dhal) con riso o pane a giorni alterni, verdure al curry oppure tofu (una specie di formaggio ricavato dai semi di soia) un frutto, generalmente una banana.
- Cena: riso o spaghetti con verdure oppure tukpa, la caratteristica zuppa tibetana con pasta.
- Il costo complessivo è di circa 30 centesimi di dollaro al giorno per ogni monaco, circa 0,27 euro.
- Il costo totale per fornire cibo a tutti i monaci si aggira sui 250.000 euro all’anno.